Opensource, a volte si esagera.

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L’opensource è un metodo di distribuzione del software molto particolare che oltre ad essere utilizzato in modo gratuito e libero, permette anche di acquisirne i sorgenti e se si è capaci si possono anche modificare purchè vengano ridistribuiti sempre con lo stesso tipo di licenza.

Il mondo è pieno di software opensource più o meno importanti, più o meno di alto livello ed è facile ritrovarsi davanti a decine di versioni dello stesso software apparentemente diverse ma che alla fine non sono altro che copie dell’originale graficamente modificate. Insomma benvenuto opensource che però nel mondo Linux prende una piega errata quando ti ritrovi decine di distribuzioni “diverse” semplicemente perchè frutto di un cambio di aspetto ed assolutamente identica nelle funzionalità. Analizzando due casi viene fuori quanto ho detto prima, ovvero le distribuzioni Ubuntu e il desktop manager GNOME sono due esempi di software opensource attaccati violentemente e additati di “inutilità” perchè ritenuti un fallimento quando invece sono due capolavori.

Beh sinceramente basta guardare un attimo più in la per vedere decine, se non centinaia, di distribuzioni basate su Ubuntu come allo stesso modo ritrovarsi davanti decine di desktop manager basati su GNOME che vengono spacciati per novità.

Insomma che l’opensource sia importante e vitale per la libertà del software ci sta ma se applicata nel modo corretto non come negli esempi di copie di Ubuntu ed altrettante inutili copie di GNOME.


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